lunedì 27 ottobre 2014

Il mondo degli insetti: le cicale


Le cicale sono insetti dell’ordine dei Rhynchota, sono di colore marrone scuro o verde con una lunghezza dai 3 ai 5.6 cm.

I maschi hanno un particolare organo sotto l’addome che consente loro di emettere uno stridore, invece le femmine producono un suono secco con le ali che permette ai maschi
di individuarle. Il suono prodotto dai maschi è detto “frinire” e ha la funzione di richiamare le femmine, dopo di che il maschio esegue il corteggiamento e se va a buon fine, la copula.

L’organo che produce il suono è costituito da lamine tese tra diversi tendini che le collegano ad altrettanti muscoli sui lati dell’addome. L’animale fa vibrare le lamelle e delle camere d’aria fanno da cassa di risonanza che amplia il suono anche di 20 volte. Il canto è udibile per tutta l’estate.


Dopo 24 ora dall’accoppiamento, la femmina depone le uova su un ramoscello o sterpi. Le larve appena nate vanno a porsi nel terreno anche per diversi anni. Giunte alla maturità, emergono dal suolo e cercano un albero su cui arrampicarsi. Qui effettuano la muta lasciando il loro involucro di chitina chiamato esuvia e dopo qualche ora possono volare con le ali appena acquisite.
Le cicale si nutrono della linfa degli alberi attraverso la loro proboscide. Sulla testa tozza possiede tre ocelli, che sono degli occhi primitivi, e due occhi composti che le danno un eccellente vista.

Sono le prede di cavallette e uccelli ed inoltre nella loro vita larvale sotterrane delle talpe.

Le cicale sono diffuse in tutto il mondo e preferiscono le regioni calde come il Mediterraneo soprattutto su pini e ulivi ma si possono trovare anche su altri tipi di albero.

Il loro particolare ciclo vitale con lo stadio larvale nel terreno e il loro canto, le ha rese oggetto di vari mari e leggende. La più famosa e conosciuta e la favola della cicala e la fornica di Esopo. I greci le credevano figlie della Terra o di Titone e Aurora, invece gli ateniesi le onoravano tanto da creare cicale in oro per ornare i capelli delle signore nobili durante le celebrazioni dei misteri eleusini in onore di Demetra e di quelli di Era e Samos. Platone, nel Fedro, riporta il mito che le vuole nate dalla metamorfosi degli artisti, soprattutto musicisti e retorici, che così potevano passare l’intera loro vita a cantare. Secondo Orapollo simboleggiavano l’iniziazione ai misteri perché cantano dall’addome invece che dalla bocca. Ancora era ritenuta simbolo di purezza perché si pensava si nutrisse solo rugiada e per ciò non producesse escrementi ne contenesse sangue.

Infine, vedendole morire ogni estate e affiorare dal terreno l’anno successivo erano l’emblema della resurrezione per il popolo cinese.

L’ultimo ad elogiarle fu Giosuè Carducci nella sua " Le risorse di San Miniato".


 

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